Il cigno canta nell'umida foschia
del lago, stagnante nell'alba
e il pescatore sta ad ascoltare.
Serio, pensoso, guarda un essere muto
morire cantando la propria sofferenza.
Il forte canto si leva limpido e adamantino
a squarciare il velo della notte che va
e del giorno che nasce.
E l'acquitrino è di nuovo vacuo:
morirebbe, se vivo, al mancare di una presenza
di simile lignaggio e portamento.
E il sole è già alto.
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