martedì 27 maggio 2014

Il complotto americano per far vincere il PD


Questa è bellissima, gente. Gira su Facebook un'immaginetta fatta in due secondi netti su Paint secondo la quale ci sarebbero stati dei brogli ai danni del Movimento 5 Stelle da parte del PD con la complicità di un'azienda americana di nome Scytl, “colpevole” di dover gestire il conteggio dei voti e, a detta dell'immaginetta di Paint, coinvolta in brogli elettorali negli USA.
Sarà proprio così? Vediamo.
Scytl, a detta del suo sito web, è un'azienda spagnola con sede a Barcellona. Ha una sede negli Stati Uniti e una in Messico, vero, ma la sede centrale è a Barcellona. Vado su Wikipedia e rimango stupito: Barcellona è in Sicilia. Allora Scytl è PVRA RAZZA ITALIOTA!!!1!ONE! Quel “Pozzo di Gotto” non conta. Cazzate a parte, Scytl non è americana. Punto.
Il sito della compagnia contiene anche la lista dei clienti, tra cui figurano numerosi Stati degli USA, alcune istituzioni europee e l'Unione Europea stessa. Non vi è traccia della Repubblica Italiana, nemmeno a cercarla col lumino. Incuriosito, clicco sul link che porta alla pagina dell'EU e do una lettura ai servizi che Scytl le ha offerto.
Ora, non sarò tutta quest'arca di scienza, ma il mio lavoro so farlo abbastanza bene e questo presuppone il capire benino l'inglese. Sul sito di Scytl non vi è semplicemente traccia di niente di ricollegabile alle elezioni europee appena svoltesi.
Abbiamo, in ordine:
  • una piattaforma virtuale (parrebbe una specie di social network) per facilitare la collaborazione a distanza tra membri del parlamento;
  • un servizio per facilitare la comunicazione tra la società civile e i rappresentanti eletti. Lo Yahoo Answers dell'EU, in pratica;
  • un sistema per rendere più flessibile la presa di decisioni riguardanti l'educazione universitaria europea nel suo complesso;
  • un sistema elettronico di riconoscimento per i cittadini dell'Unione Europea che vivono al di fuori del proprio stato di origine (carta d'identità elettronica, anybody?);
  • un coso che non si capisce bene cos'è perché è scritto tipo supercazzola maperò se fai una ricerchina su Google di dieci secondi netti capisci a cosa serve e capisci anche che non c'entra un ca**o con le elezioni.
Riferimenti al conteggio dei voti, in Italia o nel resto d'Europa: zero.

Passiamo ora alla cosa più interessante: i famigerati “brogli negli Stati Uniti”. Per dirla in poche parole: non esiste nulla su Internet che parli di alcun broglio. Addirittura in un articolo si parla senza mezzi termini di complottismo riguardo al fatto che “gli stranieri prenderanno il sopravvento della politica americana”. Per ulteriori chiarimenti, vi rimando a questo articolo su Real Clear Politics.

Ora, se hai cliccato sul link che ti ha portato a questa pagina sperando di trovare le prove di un gombloddoh nei confronti del tuo partito del cuore, lascia che ti dica, con tutto il bene che ti voglio (molto poco, probabilmente), che sei un coglione.
Sì, sei un coglione. E non me ne frega un cazzo se hai un dottorato in fisica. Puoi avere un dottorato ed essere coglione.
In definitiva, caro boccalone, smettila di fidarti di immaginette trovate su Facebook.
Ma non preoccuparti. Ti voglio bene lo stesso. Minoreditré.

giovedì 15 maggio 2014

[TUTORIAL] Icone sul Desktop in Ubuntu

Lo ammetto: sono uno dei pochi folli che apprezzano l'interfaccia Unity, pur riconoscendone i limiti (alcuni anche parecchio gravi). Credo di capire quale sia il motivo dietro l'insoddisfazione di molti utenti nei confronti di quest'interfaccia: è molto diversa da ciò a cui molti sono abituati, anche perché chi arriva a Ubuntu lo fa passando da Windows ed essendosi quindi abituato all'interfaccia di questo sistema operativo. Unity, invece, è un qualcosa di completamente diverso dall'interfaccia che l'utente medio (soprattutto quello alle prime armi) è abituato a usare.
Uno dei punti di forza di Linux, tuttavia, è la sua grandissima flessibilità: chi non apprezza Unity o chi non riesce proprio a orientarcisi può installare uno dei tantissimi ambienti desktop disponibili. Alcuni sono addirittura inclusi nei repository ufficiali di Ubuntu, quindi l'installazione è semplicissima.
A tal riguardo, chi è in cerca di un'interfaccia simile a quella di Windows può usare KDE (che già di suo è abbastanza simile a Win) o Xfce (smanettando un po' con i pannelli è possibile replicare quasi perfettamente la barra di Windows).
Rimane però un problema davvero fastidioso: la mancanza di un metodo facile e veloce per creare collegamenti sul desktop (o, come si chiamano su Linux, lanciatori). Quando Ubuntu aveva come interfaccia predefinita GNOME 2 era possibile crearli cliccando col tasto destro del mouse su uno spazio vuoto del desktop e selezionando “Crea nuovo lanciatore”, mentre adesso no.
C'è una buona notizia: crearne uno è abbastanza semplice, anche se un tantino macchinoso. Tutto questo grazie alla conformità di Unity con lo standard FreeDesktop.

Cos'è FreeDesktop?
È un progetto che mira ad ottenere l'interoperabilità tra i desktop che utilizzano l'X Windows System. In pratica, il loro scopo è quello di consentire a desktop diversi, ma che utilizzano il Sistema X, di usare gli stessi standard per cose come le icone del desktop, le finestre, ecc.
FreeDesktop fornisce un modello standard per la creazione di file di configurazione del desktop, che utilizzano il formato .desktop (ma va?).

Come creare un lanciatore in Unity, allora?
Come ho anticipato prima, le icone del desktop che avviano un programma o eseguono un comando sono in formato .desktop. Essenzialmente, si tratta di un file di testo contenente alcune informazioni, alcune indispensabili, altre no. Per evitare di fare troppa confusione, ne riporto solo alcune importanti. Una lista completa è disponibile (in inglese), sul sito ufficiale di FreeDesktop.

[Desktop Entry]
Version=1.0
Name=
GenericName=
Comment=
Keywords=
Exec=
Icon=
Terminal=
Type=
Categories=

Per creare un'icona sul desktop, basta cliccare col tasto destro del mouse su un'area vuota e selezionare Crea Nuovo Documento → Documento vuoto. Apriamo il file appena creato e incolliamo il template qui sopra. In Name occorre inserire il nome del programma (ad esempio, Terminale). GenericName non è obbligatorio, ma fa figo inserirlo. Nel caso del Terminale, è possibile inserire qualcosa come “Emulatore di terminale” o giù di lì. Comment equivale al campo Descrizione presente nelle proprietà dei collegamenti di Windows. Pur non essendo obbligatorie, è buona norma elencare alcune parole chiave in Keywords come, per esempio, emulatore, terminale, uxterm, terminator. Il campo Exec è il più importante: in esso va specificato il percorso del programma che intendiamo aprire oppure, più semplicemente, il comando usato per aprirlo nel terminale. Se non siete sicuri quale sia questa stringa, è possibile trovarla in Ubuntu Software Center: cercate il programma di cui intendete creare un'icona sul desktop e, nella pagina del programma, cercate la dicitura Versione, riportandola nel campo Exec senza il numero di versione (vedi sotto).
La stringa evidenziata indica il comando per lanciare l'applicazione da terminale e il suo numero di versione. All'interno del file di configurazione del desktop bisogna specificare, in questo caso, il comando terminator senza inserire il numero di versione.
Nel nostro esempio, stiamo cercando di aprire il programma Terminator, dunque inseriremo la dicitura terminator. Icon serve, com'è facile intuire, a specificare quale icona avrà il lanciatore. Solitamente, tutte le icone dei programmi disponibili per l'installazione (inclusi quelli degli eventuali repository che abbiamo aggiunto) sono presenti nella cartella /usr/share/app-install/icons/. Il file .desktop assume implicitamente che il percorso sia quello, quindi è possibile, ad esempio, specificare soltanto il nome dell'icona seguita dall'estensione. Nel nostro caso, terminator.png. Terminal specifica se il comando che abbiamo intenzione di eseguire cliccando due volte sull'icona debba essere eseguito in una finestra di terminale. Solitamente bisogna assegnargli il valore false, tranne nel caso in cui il comando sia eseguibile soltanto in linea di comando.
NOTA: Anche nel nostro esempio dovremo assegnargli il valore false, altrimenti verrà aperta una finestra di terminale al cui interno verrà lanciata un'altra istanza del terminale, come in questo caso.
Impostare Terminal = true in un lanciatore per l'emulatore di terminale fa sì che si aprano due finestre di terminale, come in questo caso.

In Type va specificato se l'icona del desktop rappresenta un'applicazione (Application), un collegamento (Link) o una cartella (Directory). Va da sé che, nel caso di collegamenti e cartelle, non vada specificato il campo Exec. Infine abbiamo Categories, che rappresentano le categorie in cui è presente il file del desktop (ad esempio, Accessori).

Una volta creato il nostro file del desktop e inserito tutti i dati, possiamo salvarlo e chiudere la finestra dell'editor di testo. Ora, clicchiamo col tasto destro del mouse e selezioniamo Proprietà. Nel campo nome, sostituiamo il nome predefinito con quello della nostra applicazione, seguito dall'estensione .desktop. Ubuntu si occuperà di convertirlo in un file del desktop. Ora andiamo nella scheda Permessi e spuntiamo la casella Consentire l'esecuzione del file come programma. Et voilà, abbiamo creato un nuovo collegamento sul desktop. Per velocizzare il tutto, possiamo creare un modello che ci consenta di avere subito pronta “l'ossatura” del file. Per farlo, apriamo Nautilus e andiamo in /home/nomeutente/Modelli, creiamo un documento vuoto, rinominiamolo File del Desktop, apriamolo e incolliamoci il template riportato qua sopra.
I più pigri, invece, possono scaricare un file di modello già fatto qui.
Il modello non è in formato .desktop perché questo tipo di file non è normalmente modificabile in un editor di testo tramite interfaccia grafica. Infatti, per poterlo modificare, è necessario aprire il terminale e digitare il comando

sudo gedit /home/nomeutente/Scrivania/nomefile
Dover seguire questa procedura rende parzialmente nullo il beneficio di poter modificare il file direttamente dal desktop, ecco perché il modello è senza estensione.
Una volta modificato il file creato da modello, è sufficiente andare in Proprietà e aggiungere al nome del lanciatore .desktop.
Piccola nota di chiusura: se abbiamo sbagliato il nome e\o il percorso del file immagine per l'icona non è un dramma: in Proprietà basta cliccare sul riquadro contenente l'icona attuale e cercarla nel file manager. Come ho anticipato prima, la maggior parte (se non tutte) delle icone dei programmi presenti nei repositori sono presenti nella cartella usr/share/app-install/icons.